1999 – Partire, tornare. La via dell’ambra
La via dell’ambra, quella della seta, quella del sale, sono i tre percorsi lungo i quali Mittelfest intende muoversi nelle edizioni 1999-2000-2001.
Partire, Tornare si intitola complessivamente l’ambizioso progetto triennale che in una linea attenta di indagine e giustificazione storica rilegge la carta d’Europa in prospettiva opposta a quella dei pregiudizi nazionali e delle loro derive. Che stanno invece crescendo nell’opinione pubblica dei diversi Paesi del continente e accendono le micce di populismi destinati a affermarsi nel decennio successivo.
“Abbiamo pensato che quello del viaggio – partire, tornare – fosse un tema che Mittelfest doveva affrontare” sostiene il team artistico. E sceglie come primo itinerario la via dell’ambra.
Seguire il percorso immaginativo e geografico della preziosa resina, significa spostarsi dalle coste del Baltico, attraverso il cuore del mondo slavo, giù giù fin verso l’Adriatico e il Mediterraneo.
Al Mediterraneo in particolare è dedicata una sezione che prende spunto dal libro-portolano di Predrag Matvejević (Breviario mediterraneo) e porta, ospite a Cividale, l’intellettuale nato a Mostar (1932-2017).
A paesaggi più settentrionali si indirizzano invece lo Šveijk ucraino (dal romanzo di Jaroslav Hašek) del teatro Ivan Franck di Kiev e le musiche selezionate dalla violinista Eva Bittovà per il suo viaggio Tra i bivacchi rom della Moravia, o ancora Demoni e fantasmi nella città di Perla, psico-musica di Giampaolo Coral su disegni e testi dell’austriaco Alfred Kubin.
Topolò e retorica di Cesare Tomasetig, L’angelo del sonno del croato Danilo Kiš, Fosfeni di Andrea Zanzotto, si ricompongono nella sezione Poesia. Mentre del tutto inedita è la versione friulana che Fantini-Maffei danno di Infelicità senza desideri (Mâl di voe), il romanzo di Peter Handke.
Ma è la capitale boema, Praga, a catturare il pubblico di questa edizione. Nel solco dei precedenti spettacoli itineranti Giorgio Pressburger e Mimma Gallina creano l’architettura di Praga magica (dal più bel libro di Angelo Ripellino) e fanno sì che autori, registi, attori, italiani e cechi, possano ripetere il successo di Danubio, sfogliando questa volta una città, come si sfoglia un libro.
All’inizio dello spettacolo, stupefacente è l’avanzare di un funambolo su una corda tesa tra le due rive del Natisone. Come se fossimo tra Staré Mesto e Malá Strana collegate dal Ponte Carlo, icona della capitale boema.
Da registi come Guido De Monticelli a Egisto Marcucci, da autori come Jan Kratochvíl a Sara Antinori, e attori come Paolo Bonacelli a Luciano Virgilio, Massimo Popolizio, Fausto Russo Alesi, una compagine allargata di artisti si impegna per dar vita ai diversi capitoli. E a far rivivere il vecchio centro di Praga, il Golem e Rodolfo II, la pluricentenaria Elena Makropulos, la maledizione della Montagna bianca, fino alla fatale notte del 20 agosto 1968, che mette fine alla Primavera di Praga.
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direzione artistica: Carlo de Incontrera, Mimma Gallina, Giorgio Pressburger, Cesare Tomasetig
presidente Associazione Mittelfest: Giovanni Pelizzo